Adozioni internazionali tra Italia e Bielorussia ancora bloccate. Faggioni (Bambini di Chernobyl): “Sono mesi che attendiamo una firma dalla CAI che è solo una formalità”

adozioni-bielorussia11Mesi e mesi di attesa per una firma che deve ancora arrivare. Un’attesa che tutt’ora continua a rivelarsi inutile. Tanto che le pratiche di adozione internazionale tra Italia e Bielorussia sono ancora bloccate. E questo solo perché le autorità del nostro Paese continuano a non inviare la Lettera di garanzia chiesta da Minsk. Una lettera che rappresenta una semplice formalità: quella con cui lo Stato italiano garantisce che i minori bielorussi adottati verranno trattati nel pieno rispetto dei loro diritti. Una formalità, ma pur sempre considerata indispensabile per poter finalmente portare a termine gli iter adottivi di 124 bambini bielorussi da parte di coppie italiane.

Sulla questione è un fiume in piena Maurizio Faggioni, presidente dell’associazione Bambini di Chernobyl Onlus, uno degli enti autorizzati che seguono una parte consistente delle famiglie coinvolte in questa vicenda.

La cronistoria ci riporta al 19 maggio, quando, secondo una prassi consolidata tra Roma e Minsk, le autorità italiane inviano nell’Est Europa la lista di richiesta di adottabilità dei minori bielorussi. Da Minsk la risposta, contenente i nominativi dei 124 bambini adottabili, arriva il 22 luglio. Il 3 agosto, ricorda Faggioni, “la Commissione Adozioni Internazionali augura agli enti ‘buon lavoro’, senza che vi sia tuttavia la reale possibilità di procedere con le adozioni. E questo proprio perché manca la Lettera di Garanzia”. Insomma la situazione è ancora bloccata e Faggioni viene a saperlo non in Italia, ma direttamente in Bielorussia, dove si reca a inizio settembre per il disbrigo di alcune pratiche burocratiche. Ne segue un botta e risposta tra il suo ente e la Cai e, successivamente, l’invito rivolto dallo stesso Faggioni – insieme Mauro Mosconi, presidente di un altro ente coinvolto, Alfabeto –  alle tante coppie in attesa a scrivere direttamente al premier Matteo Renzi e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Per arrivare così agli avvenimenti degli ultimi 15 giorni. “Il 24 ottobre, dopo i ripetuti e vani tentativi effettuati con la Presidenza del Consiglio e con la Cai per ottenere la firma della Lettera di Garanzia – racconta Faggioni – ho incontrato l’ambasciatrice della Presidenza della Repubblica, che ha preso a cuore la questione, assicurando che avrebbe contattato il ministero degli Affari Esteri e il premier”. Il Quirinale, assicura Faggioni, sarebbe stata quindi l’unica istituzione ad aver dimostrato sensibilità alla vicenda: “perché come al solito – denuncia il presidente di Bambini di Chernobyl Onlus –, quando ci sono di mezzo i bambini, nessuno si interessa davvero”.  Tanto che l’attesa è proseguita: dal viaggio di Renzi in Sud America al terremoto politico che ha coinvolto il Comune di Roma, gli eventi hanno portato a una prosecuzione di questa situazione di stallo. “Gli ultimi aggiornamenti – dice ancora Faggioni – ci dicono che la soluzione della vicenda sia ora nelle mani del ministero degli Affari Esteri. In effetti è così che dovrebbe essere: l’adozione internazionale dovrebbe essere gestita dal dicastero degli Esteri. La Cai è un’istituzione senza potere legislativo e politico”.

Non è la prima volta, del resto, che si verificano blocchi e ritardi nei rapporti tra Italia e Bielorussia in tema di adozioni internazionali. “Ma sempre a causa delle autorità italiane”, ricorda Faggioni. Nonostante il nostro sia l’unico Paese a cui la Bielorussia ha autorizzato l’adozione internazionale dei suoi bambini, come gesto di amicizia per l’accoglienza che le famiglie italiane hanno offerto ai minori bielorussi fin dai tempi del disastro nucleare di Chernobyl, nel 1986. Buoni rapporti diplomatici che, visti gli eventi, rischiano di essere mandati a monte, a scapito ovviamente di centinaia di bambini chiusi negli orfanotrofi dell’est Europa. Una situazione che induce Faggioni a lanciare una proposta: quella di “standardizzare” la Lettera di Garanzia. “Ovvero, trattandosi di una formalità – spiega il presidente di Bambini di Chernobyl Onlus –, farla firmare alla Presidenza del Consiglio tramite il suo ambasciatore”. In modo da evitare lunghe e assurde attese come quelle che, più di una volta, hanno rischiato di mandare a monte i buoni rapporti tra Italia e Bielorussia in fatto di adozioni internazionali.