Arrivano in Italia i primi due bambini adottati da Haiti

bambine+haiti per HOMEUna notizia positiva per due fratellini di Haiti. L’adozione di una famiglia italiana, bloccata a causa di un cavillo burocratico da quasi 5 anni, si è finalmente sbloccata con il permesso di espatrio per Wilson e Patrik, che da ieri sono ospiti dell’ambasciata italiana di Santo Domingo, in attesa che i loro genitori li portino finalmente in Italia.

È stato il Sottosegretario Carlo Giovanardi a dare la notizia. Si tratta di bambini haitiani la cui adozione da parte della coppia era già stata perfezionata prima del terremoto.

Ne abbiamo parlato con Fiammetta Mugugliani, presidente di N.O.V.A., l’unico ente italiano autorizzato per le adozioni dei minori haitiani.

Perché la pratica di adozione era in stallo da 5 anni?

In realtà l’adozione era già conclusa da tempo dal punto di vista procedurale, tuttavia le autorità haitiane non avevano consentito il rilascio del passaporto per i due bambini perché i documenti con i loro dati anagrafici erano andati distrutti durante una delle tante ondate di violenza nell’isola. Grazie all’intervento del Sottosegretario Giovanardi siamo riusciti a ottenere il visto di espatriato e nei prossimi giorni partiremo con i genitori per portare i due bambini in Italia.

Quali sono i problemi delle adozioni nell’isola?

Sono numerosi, purtroppo ci siamo trovati in situazioni in cui non esisteva nemmeno lo stato di abbandono del bambino, il documento che certifica l’assenza di genitori o parenti, e quindi era impossibile mandare avanti la pratica di adozione. In tutto abbiamo fatto entrare in Italia solo 39 bambini; i problemi erano molti. Abbiamo incontrato difficoltà a volte anche insormontabili da un punto di vista burocratico. Noi di fatto non facciamo più abbinamenti con i bambini di Haiti dal 2005, gli ultimi bambini erano stati adottati nel 2007.

Come ha reagito la coppia alla notizia dello sbocco dell’adozione?

Per loro è stato un grande sollievo, erano molto preoccupati per la condizione di sicurezza dei loro bimbi. Ci tengo a sottolineare che si tratta di una coppia eccezionale, che ha saputo resistere nonostante un iter interminabile di cinque lunghi anni e che ha vissuto con grandissima apprensione l’evolversi della situazione nell’isola.

Come valuta la possibilità di aprire un canale con Haiti per l’affido temporaneo dei bambini in difficoltà?

Mi sembra uno strumento valido per aiutare e mettere in sicurezza i bambini colpiti dal sisma, posto che devono essere le autorità haitiane a dare la loro disponibilità ad attivarlo. Credo che l’accoglienza di questi minori dovrebbe essere gestita in collaborazione con le strutture di accoglienza (comunità educative, Case famiglia), non dovrebbero essere accolti dalle famiglie. Il rischio sarebbe quello di creare un legame che, dopo pochi mesi, si dovrebbe comunque spezzare per il ritorno dei bimbi nell’isola.