Bolivia. Come si accoglie un bambino abbandonato?

bolivia convegno 200In Bolivia c’è ancora molta strada da percorrere per garantire ai minori abbandonati servizi standard di accoglienza a misura di bambino. Ma qualche segnale positivo arriva da un recente convegno organizzato all’interno del progetto “Prima, durante e dopo l’istituto: l’accoglienza familiare come risposta all’abbandono” finanziato dalla Cai e  realizzato da Ai.Bi. insieme a Fondazione Nidoli.

Il seminario ha visto la partecipazione di delegati di istituzioni pubbliche provenienti dalle nove regioni boliviane insieme ai rappresentanti di associazioni impegnate nel settore. Per la prima volta giudici, rappresentanti dei Servizi Sociali  regionali, delegati del Garante per l’infanzia e operatori di associazioni si sono incontrati per un corso di formazione specifico. Molto apprezzato l’intervento di Gabriela Schreiner, esperta sudamericana di politiche a sostegno dell’infanzia. La relatrice ha illustrato ai presenti i progressi compiuti dal Brasile nella tutela dell’infanzia abbandonata. L’obiettivo è quello di replicare il modello brasiliano anche in Bolivia. Dove tante sono ancora le criticità: istituti che accolgono centinaia di bambini; centri nei quali bambini piccoli, da zero a sei anni, devono relazionarsi con almeno una dozzina di educatori, con immaginabili conseguenze sullo sviluppo della personalità.

Ma il seminario è stato anche l’occasione per ribadire la necessità di avviare progetti di prevenzione dell’abbandono, attraverso sostegni concreti alle famiglie d’origine. L’accoglienza in istituto deve rappresentare l’ultima risorsa nella vita di un bambino, ma per quei minori che sono privati della famiglia, si deve poter realizzare un’accoglienza a misura di bambino, che permetta di minimizzare i danni di una vita fuori famiglia. Ma un’ adeguata politica di tutela dell’infanzia sarà possibile solo quando sarà realizzato il censimento dei bambini boliviani in stato di abbandono, dei quali si conoscono solo stime approssimative che parlano di 12mila minori. La tre giorni di lavoro si è conclusa con l’impegno da parte dei partecipanti di continuare a lavorare, ciascuno per le proprie competenze, per permettere all’accoglienza di raggiungere livelli minimi di qualità.