I falsi di Gatti e il “precedente bulgaro”: neppure la smentita ufficiale delle autorità di Sofia persuasero il giornalista dell’Espresso ad ammettere il suo errore

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Non è nuovo Fabrizio Gatti nel tentativo di imporre le proprie verità. Ci aveva già provato a gennaio del 2013 quando sulle pagine de L’ Espresso fece  riferimento a presunti casi di abusi subiti da 3 minori bulgari durante la loro permanenza in istituto, prima di essere adottati da una coppia italiana tramite Amici dei Bambini. Anche in quel caso, secondo Gatti, Ai.Bi. avrebbe saputo, ma non denunciato prontamente i fatti alla Commissione Adozione Internazionale. Accusa molto simile a quella che lo stesso Gatti rivolge ad Ai.Bi. nel suo articolo sulle adozioni nella Repubblica Democratica del Congo e pubblicati su L’Espresso.

In quel caso furono le stesse autorità bulgare a smentire seccamente il giornalista. La vicepresidente della Commissione Sociale dell’Assemblea Nazionale di Sofia, Svetlana Angelova, in un’intervista dichiarò infatti che “l’Agenzia statale per la difesa del bambino e l’Agenzia per l’assistenza sociale hanno reagito subito alla segnalazione ed hanno effettuato dei controlli riguardanti la pubblicazione sulla stampa italiana. Non sono stati riscontrati casi di violenza. Relativamente all’articolo di Gatti, Angelova parlò esplicitamente di “speculazione”. “Non si possono lanciare accuse semplicemente così – spiegò –, senza prove e valide ragioni, macchiando l’immagine del nostro Paese”. Per questi motivi, il ministero bulgaro delle Politiche Sociali chiese il diritto di risposta a L’Espresso.

visualizza il documentoDiritto di rettifica di cui chiese ovviamente di avvalersi anche Ai.Bi., ai sensi dell’articolo 8 della legge 47/1948 sulla stampa. La rettifica, a firma del presidente di Ai.Bi. Marco Griffini, venne pubblicata, sia sul sito internet de L’Espresso che sul numero cartaceo uscito due settimane dopo quello con l’articolo “incriminato”. Ai.Bi. aveva avuto modo di chiarire per iscritto a L’ Espresso che le uniche informazioni specialistiche in suo possesso erano “quelle redatte dal proprio psicologo che non riguardano alcun abuso né elemento relativo a situazioni di pedofilia, ma solo il racconto riferito di comportamenti sessualizzati fra i minori”. Ma venne accompagnata da un ulteriore scritto di Gatti in cui il giornalista imponeva nuovamente la propria verità, secondo cui Ai.Bi. non avrebbe informato tempestivamente la Cai dell’esistenza di una presunta rete di pedofili negli istituti bulgari, pur essendone a conoscenza dal mese di ottobre 2012 a seguito di segnalazione dei genitori adottivi dei 3 minori. Ma Griffini venne a sapere della presunta rete di pedofili solo il 3 gennaio 2013 nel corso dell’intervista con L’Espresso. Rete di pedofili la cui esistenza venne subito smentita dalle stesse autorità bulgare che, come affermato dalla vicepresidente della Commissione Sociale, avevano effettuato controlli in merito. Ma la presa di posizione delle autorità di Sofia non scalfirono le convinzioni di Gatti. Evidentemente, per lui, le parole di un “grande”  giornalista non possono essere messe in dubbio neppure dai fatti dimostrati da un’autorità.

Leggi l’intervista rilasciata dalla vicepresidente della Commissione Sociale dell’Assemblea Nazionale bulgara, Svetlana Angelova.