ONU attacca Romania su moratoria adozioni internazionali. Ai.Bi.: segnale forte contro una chiusura scandalosa

E’ dura la critica mossa dalle Nazioni Unite alla Romania nei confronti della moratoria delle adozioni internazionali che da otto anni costringe migliaia di bambini abbandonati a vivere nel limbo dell’abbandono. Il Comitato ONU per i Diritti dell’Infanzia ha inviato venerdì 12 giugno, infatti, alcune raccomandazioni al Governo romeno in risposta alla presentazione a Ginevra, lo scorso 5 giugno, del Rapporto sulla condizione della popolazione nel Paese elaborato dalle autorità romene.

LA RACCOMANDAZIONE – Il Comitato ONU per i Diritti dell’Infanzia ha indirizzato una raccomandazione al Governo di Bucarest in cui ha definito la legge che ha sancito la moratoria (l. 273/2004) “contraria al supremo interesse dei minori romeni“, “una barriera alla piena attuazione dell’articolo 21 della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo”. Una misura inaccettabile, che obbliga un numero sempre più alto di bambini abbandonati a vivere negli orfanotrofi. Ecco quindi che il Comitato dell’ONU ha raccomandato alla Romania di riaprire l’adozione internazionale dei minori romeni in conformità a quanto sancito dalla Convenzione de l’Aja, principale strumento di tutela dei bambini adottabili e delle aspiranti famiglie adottive.

LA LEGGE ROMENA SOTTO ACCUSA – Dal 1° gennaio 2005, data dell’entrata in vigore della legge sulla protezione del minore – L.273/2004 – sono state di fatto bloccate le adozioni internazionali, in quanto erano previste solo per il bambino il cui nonno risiede all’estero (art. 39).
Il Parlamento romeno ha adottato, lo scorso 16 marzo 2009, un provvedimento di urgenza per modificare la legge 273/2004 in cui estende l’adozione internazionale anche ai parenti del bambino, fino al terzo grado, residenti all’estero. Un atto comunque inutile, che non migliora di certo le possibilità per il bambino di essere adottato.
Ad oggi sono circa 80mila i minori fuori dalla famiglia che vivono in istituto o in stato di accoglienza temporanea (dati del Servizio Pubblico Specializzato per la Protezione del Bambino).

L’APPELLO ALL’UNIONE EUROPEA – La situazione che si è creata per migliaia di bambini romeni è inaccettabile in quanto lede il loro diritto alla famiglia. Per questo Ai.Bi. si appella all’Unione Europea affinché inviti i Paesi membri ad esercitare ogni forma di pressione politica possibile su Bucarest per riaprire le adozioni internazionali. Non si dovrebbe escludere nemmeno la chiusura delle frontiere ai cittadini romeni, pur di garantire ai minori romeni ogni possibilità di avere una famiglia.
La Romania è l’unico Paese al mondo che ha deciso di chiudere l’adozione. Purtroppo é evidente la mancanza di politiche adeguate per contrastare l’abbandono minorile nel Paese. – ha detto Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. – Non solo il Governo non è riuscito a promuovere l’adozione nazionale, ma non ha nemmeno favorito la nascita di Associazioni di genitori adottivi, linfa vitale dell’accoglienza familiare. La legge sulla protezione dell’infanzia (273/204) ha poi distrutto l’ultima speranza per un bambino abbandonato: l’adozione internazionale. Anche l’affido familiare non è decollato perché le istituzioni hanno preferito puntare sulla figura delle assistenti maternali: donne che ricevono un assegno mensile per occuparsi dei bambini, senza essere adeguatamente preparate né formate.
In questo modo si è creata una generazione di rumeni senza famiglia.
– ha concluso Griffini.

LA PETIZIONE – “Una famiglia per ogni bambino romeno”: è questo il titolo della petizione che Ai.Bi., con il coinvolgimento di altre associazioni di tutela dell’infanzia, intende avviare sul proprio sito internet www.aibi.it per raccogliere le adesioni di quanti vorranno sostenere il diritto dei minori alla famiglia attraverso la riapertura delle adozioni internazionali.