Parlamento, solo 3 interrogazioni su 10 hanno risposta: adozione internazionale ultima della classe

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Una mole immensa di interrogazioni parlamentari e neppure una risposta a quelle che riguardano l’adozione internazionale. È il bilancio del 2014 per l’attività del Parlamento italiano i cui membri hanno presentato quasi 8mila interpellanze e interrogazioni al governo, ricevendo una risposta solo a meno di 3mila di queste: soltanto il 37%, quindi, delle istanze depositate alla Camera dei Deputati e al Senato ha avuto un riscontro da parte dell’esecutivo. Percentuale che scende a 0 quando si parla di adozioni internazionali.

Il 2014 è stato costellato di tentativi di chiedere spiegazioni all’esecutivo su alcune scelte alquanto discutibili della Cai e di proposte al governo finalizzate a trovare la strada giusta per risollevare le sorti dell’adozione internazionale.

La prima interrogazione sul tema adozioni è datata 3 giugno e a presentarla è la deputata di Sinistra Ecologia e Libertà Marisa Nicchi, che chiede al governo di accelerare il rimborso delle spese sostenute dalle famiglie adottive: operazioni tutt’ora ferme alle coppie che hanno adottato nel 2011. In quell’occasione si denuncia già la “mancanza di trasparenza e di chiare informazioni” da parte della Cai “nei confronti delle famiglie adottive circa lo stato di istruzione delle proprie pratiche e sui tempi previsti di rimborso”. Domande che ancora attendono un riscontro.

Poco più di una settimana dopo, l’11 giugno, la deputata del Partito Democratico Vanna Iori rivolge, come prima firmataria, un’interrogazione al ministro della Giustizia chiedendo notizie relative all’elaborazione e attivazione della banca dati sui minori adottabili e sulle famiglie disponibili all’adozione, prevista addirittura da una legge del 2001 e non ancora attiva. In quel frangente viene ricordato l’impegno, in questa direzione, di Amici dei Bambini che ha vinto anche un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio su questo tema. Sullo stesso argomento interviene, il 25 luglio, un gruppo di deputati del Movimento 5 Stelle, guidati dall’onorevole Emanuele Scagliusi. In entrambi i casi, però, le interrogazioni restano senza risposta.

L’“autunno caldo” inizia il 15 ottobre, quando il deputato Gian Luigi Gigli (Per l’Italia), alla luce della veloce regolamentazione della fecondazione eterologa, chiede al governo analoghe misure di sostegno a favore dell’adozione internazionale, a cominciare da nuove azioni diplomatiche e dal supporto al sistema degli enti autorizzati.

Il 27 ottobre si entra nel cuore della questione Congo. La deputata di Sel Lara Ricciatti rivolge un’interrogazione scritta ai ministri degli Esteri e delle Riforme per chiedere “quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo per concludere rapidamente e positivamente la vicenda” delle decine di famiglie italiane che non possono accogliere i bambini adottati nel Paese africano, “alla luce dell’importanza della delicata e dolorosa lontananza che separa i genitori dai propri figli”. Anche questa istanza cade nel vuoto e la situazione delle famiglie adottive e dei bambini congolesi adottati, com’è noto, non è certo migliorata.

Ma è novembre il mese in cui la presentazione di interpellanze sul tema delle adozioni si intensifica. Sempre sulla situazione del Congo intervengono 39 deputati Pd e uno di Forza Italia, guidati dall’onorevole Chiara Scuvera, che chiedono al governo “come intenda operare per assicurare il sollecito congiungimento dei bambini congolesi con le famiglie adottive” e propongono, come via alternativa, vista la condizione di estrema incertezza delle procedure adottive in Congo, di “reindirizzare la procedura di adozione internazionale” delle famiglie coinvolte “verso altri Paesi”. Richieste che ottengono solo silenzio da parte dell’esecutivo.

Il 6 novembre il tema delle adozioni internazionali approda anche al Senato, dove il capogruppo del Nuovo Centrodestra, Maurizio Sacconi, presenta un’interpellanza, sostituendone di fatto un’altra di qualche giorno prima del suo collega di partito Carlo Giovanardi, in cui si chiedono chiarimenti su una presunta gestione non collegiale della Cai, che sarebbe condotta in sostanziale autonomia da Silvia Della Monica, la quale rivestirebbe il duplice ruolo di presidente e di vicepresidente della Commissione. La legittimità della stessa nomina di Della Monica al ruolo di vertice della Cai è oggetto dell’interpellanza di Sacconi che chiede quali siano “i titoli, le attribuzioni e le specifiche competenze maturate nel settore della giustizia minorile e nel settore delle adozioni internazionali” che abbiano portato alla nomina dell’attuale presidente-vicepresidente della Cai. Anche in questo caso, l’interpellanza sembra essere stata dimenticata dal nostro governo.

Il 15 novembre è ancora il deputato M5S Scagliusi a tornare sul caso Congo e a chiedere cosa intenda fare il governo per sbloccare la situazione delle adozioni di 7 coppie italiane che ancora non possono abbracciare i loro figli adottivi: coppie di cui la vicepresidente della Cai aveva parlato il 28 maggio all’arrivo in Italia di 31 minori congolesi adottati da 24 famiglie italiane. Ma, tanto per cambiare, le richieste non ottengono risposta.

Si arriva così al 30 novembre quando il deputato Pd Edoardo Patriarca presenta un Ordine del giorno in cui si impegna al governo “a promuovere la cultura delle adozioni come parte di una rinnovata politica del Terzo settore ma anche a valutare l’opportunità di predisporre risorse finanziarie adeguate per un sostegno economico alle famiglie che intraprendono il percorso adottivo al fine di porre fine alla sperequazione economica esistente tra adozione internazionale – con costi interamente a carico delle famiglie – e le altre forme di genitorialità con costi assorbiti dal sistema sanitario nazionale”. Neppure in questo caso, però, si ottiene un riscontro positivo.

E si giunge così all’ultimo atto del 2014. È proprio al tramonto dell’anno che arriva una nuova interpellanza presentata dal deputato del Nuovo Centrodestra Alessandro Pagano che ha invocato, da parte del governo, una seria valutazione e una presa di posizione nei confronti del modus operandi dell’attuale Cai, con particolare attenzione alle verifiche sulla trasparenza contabile degli enti e ai rapporti tra la Commissione e gli enti stessi.

“Gli ultimi saranno i primi”. Speriamo che almeno quest’ultima interpellanza possa essere la prima a ottenere una risposta e che l’adozione internazionale, forse l’ultimo pensiero del nostro governo, diventi finalmente, con il 2015, una delle priorità per chi dirige le sorti del Paese.