Adozione Europea. Patricello (Ppe): “Istituire un Ente europeo per gestire le adozioni fra i vari Stati del vecchio continente”. La proposta presentata da Ai.Bi.

Aldo-Patriciello 400 286Nel Parlamento Europeo si torna a parlare di adozioni internazionali. Merito del deputato italiano Aldo Patricello, esponente di Forza Italia e membro del Ppe. L’europarlamentare esorta la Commissione Europea affinché adotti “una nuova proposta di regolamento che istituisca un Ente europeo che si occupi di gestire, secondo le procedure e le regole da stabilire nel medesimo regolamento, le adozioni infracomunitarie”.

L’agenzia europea avrebbe il compito di gestire, coordinare e facilitare l’intero iter procedurale. Spiega l’onorevole Patricello: “Credo dunque che una regìa europea potrebbe essere una soluzione efficace per mettere ordine tra i differenti sistemi di procedura che regolano i processi di adozione. Una maggiore integrazione passa anche dalla consapevolezza dei nostri diritti legati al concetto di cittadinanza: la UE può e deve facilitare l’esercizio di un tale diritto. Non si tratta, beninteso, di cambiare le regole esistenti – prosegue l’eurodeputato molisano – quanto piuttosto di predisporre un percorso omogeneo e più efficace per tutti i cittadini comunitari che desiderano adottare bambini nati in territorio europeo e che spesso devono districarsi, con mille difficoltà, tra le complicate procedure burocratiche che sono differenti da Paese a Paese”.

Riflessioni più che condivisibili, ma che non bastano a trasformare le buone idee in azioni. E’ del 16 gennaio 2008 la risoluzione del Parlamento Europeo in tema di “Strategia dell’Unione Europea sui diritti dei minori” che dedica ben tre articoli, in particolare i numeri 109, 110 e 111, al tema. Ma da allora nulla si è mosso. L’auspicio è che l’iniziativa del eurodeputato Patricello possa finalmente riportare il tema dei bambini abbandonati al centro della politica delle istituzioni europee.

E’ dal 2006 che Amici dei Bambini sostiene la necessità di realizzare “l’adozione europea”. In un documento che l’associazione ripropone in tutti gli incontri dedicati ai diritti dei minori, Ai.Bi. sostiene la necessità di riconoscere la mancanza di una famiglia come “abuso istituzionale”, e quindi “il diritto negato del minore alla famiglia” come una violazione del diritto fondamentale della persona. Una ‘rivoluzione’, quella proposta da Ai.Bi, basata su sei punti. Primo. Prevedere regole uniformi e omogenee sul rilascio di un’idoneità all’adozione europea, valida in tutti gli Stati aderenti all’Unione. Secondo. Una banca dati europea dei potenziali genitori adottivi, a cui attingere in caso di fallimento delle banche dati nazionale. Terzo. Una banca dati dei minori europei dichiarati adottabili e non accolti attraverso l’adozione nazionale. Quarto. Realizzare un albo degli enti autorizzati all’adozione europea, con iscrizione obbligatoria quale presupposto per operare. Quinto. Creare un’autorità’ centrale europea, con il compito di predisporre e vigilare sugli strumenti di attuazione dell’adozione europea. Sesto. Introdurre il principio di gratuità dell’adozione europea.

Sarà questa la volta giusta? Non è più accettabile che nella Comunità Europea, esistano minori abbandonati che vivono in comunità o istituti. L’unione tra paesi, che non più ormai una sola questione monetaria come all’inizio della sua nascita, è basata sull’esistenza di un comune denominatore fatto di cultura e valori condivisi.

Favorire la solidarietà e l’accoglienza all’interno di famiglie europee equivale a rafforzare l’unione stessa tra i popoli. Per questo l’adozione europea non può essere considerata alla stregua di un’ adozione internazionale, ma va privilegiata rispetto a questa, esattamente come è privilegiata nella legislazione dei singoli Stati l’accoglienza nazionale dei bambini adottabili. Ne segue che la nuova sequenza nella sussidiarietà dell’adozione dovrebbe inserire l’adozione europea come passaggio intermedio tra l’adozione nazionale e quella internazionale.