Renzi e la riforma delle adozioni internazionali: giugno è il mese giusto per ridare una speranza a migliaia di famiglie italiane

RENZIGent.mo Presidente Renzi,

nel momento in cui si appresta a ricoprire il Suo nuovo incarico, oltre ad augurarLe buon lavoro, vorremmo unirci al coro dei questuanti e avanzare con garbo le nostre richieste, nell’interesse di coloro per cui ci battiamo ogni giorno, per aspirazione, dedizione e professione: i bambini. Noi avremmo anche già scelto il mese in cui potrebbe occuparsene, vista la Sua annunciata intenzione di dedicarsi, ogni mese, a una riforma diversa; dopo aver sbrigato quelle che – giustamente – sono considerate le priorità del Paese, ovvero la legge elettorale (a febbraio), la riforma del lavoro (a marzo), la riforma della pubblica amministrazione (ad aprile), la riforma del fisco (a maggio), ci prometta che si occuperà della riforma che più ci sta a cuore, ovvero quella sulle adozioni internazionali. Il prossimo giugno, dia la priorità a quei 168 milioni di bambini abbandonati in tutto il mondo, che non chiedono altro se non di essere accolti in una famiglia vera. Restituisca un po’ di fiducia alle migliaia di aspiranti famiglie adottive italiane, che sono sempre più scoraggiate dall’avventurarsi in quell’intricata selva di regole, pratiche, preconcetti e costose parcelle che è diventata l’adozione.

Le vorremmo ricordare che neanche due mesi fa, attraverso la Sua newsletter, sull’onda emotiva della vicenda del blocco delle adozioni in Repubblica Democratica in Congo, Lei prese una posizione precisa in merito, definendo “arzigogolata e confusa la procedura per le adozioni internazionali, evidenziando che il legislatore avrebbe dovuto effettuare “uno sforzo di semplificazione e trasparenza”. Non potremmo essere più d’accordo, lo andiamo dicendo anche noi da lungo tempo. Convengono con noi, fra gli altri, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il Presidente del Senato, Pietro Grasso, e la Presidente della Commissione bicamerale infanzia a adolescenza, Michela Vittoria Brambilla, che in occasione della Giornata Mondiale per i diritti dell’Infanzia, si sono espressi all’unisono: il parlamento intervenga al più presto per riformare il settore delle adozioni e dell’affido.

Bene, a questo riguardo, sappia che ci siamo già messi avanti con il lavoro: in Parlamento, da diversi mesi, giace impolverata la proposta di legge presentata da Amici dei Bambini, e firmata anche da un Suo illustre collega di partito, Khalid Chaouki. Una legge che si pone l’ambizioso obiettivo di cambiare radicalmente il volto dell’adozione internazionale, ed è stata elaborata da chi si occupa da anni della crisi in cui versa questo settore. Chi ben comincia, insomma, è a metà dell’opera: a Lei spetterebbe di compiere l’altra metà.

A Lei e ai Suoi collaboratori, in particolare, chiederemmo di intervenire quanto prima su alcuni aspetti nodali, che potrebbero essere riassunti in questi 6 brevi punti programmatici.

 

1. Innanzitutto bisogna promuovere, in Italia, una vera cultura dell’accoglienza, che si contrapponga a quella del “sospetto” di cui sono vittima oggi tante famiglie che vorrebbero adottare. Deve essere eliminato il passaggio attraverso i Tribunali per i Minorenni: l’Italia è praticamente l’unico paese europeo a prevedere ancora questa anacronistica procedura, che ha reso l’adozione, da un meraviglioso atto di amore – quale dovrebbe essere –, un processo di tipo inquisitorio di stampo quasi medievale. Occorre superare l’attuale concetto di “selezione”, a favore di un percorso comune, fra Enti e Servizi sociali, di “accompagnamento” alla genitorialità adottiva.

 

2. In secondo luogo, va semplificato e snellito l’iter adottivo, fissando tempi certi per l’ottenimento dei decreti di idoneità all’adozione, che spesso le famiglie rincorrono per anni, con il rischio di vedere rigettate le richieste: non si può scherzare con le speranze delle coppie.

 

3. Vanno ridotti i costi delle adozioni internazionali, che oggi sono proibitivi e costringono spesso le coppie a chiedere mutui e finanziamenti. Come si può ottenere questo risultato? Innanzitutto ridefinendo gli standard qualitativi degli enti autorizzati all’adozione, che sono tanti, troppi, disorganizzati e spesso agiscono senza controllo, operando senza quei requisiti minimi di professionalità e trasparenza che dovrebbero essere connaturati alla loro delicatissima funzione. Uno dei principi da cui non si potrà prescindere, sarà la cosiddetta “regionalizzazione” degli enti: per poter operare sul territorio e stipulare convenzioni con le amministrazioni locali, essi dovranno essere dotati di almeno una sede nella regione di riferimento. Una complessiva razionalizzazione del sistema, permetterà poi  di eliminare i passaggi inutili e quindi i relativi costi. La prospettiva deve essere quella di attivare un meccanismo virtuoso incentrato su economia di scala che consentiranno, un giorno, di pervenire alla gratuità delle adozioni.

 

4. Bisogna rivedere ruolo e struttura della Commissione per le Adozioni Internazionali, che andrebbe snellita, sciolta da ogni tipo di vincolo politico e collocata sotto la competenza del Ministero degli Affari Esteri, così da acquisire più spinta propulsiva nelle relazioni con gli interlocutori internazionali. La presidenza andrebbe quindi affidata a un vero e proprio Ambasciatore per le Adozioni internazionali, pienamente dedicato al suo ruolo.

 

5. E’ necessario inoltre agevolare l’adozione dei minori con “bisogni speciali” (ovvero quelli con problemi di salute o handicap, gruppi di fratelli, minori di età superiore ai sette anni), così che possano essere adottati anche da persone single e da adottanti con età superiore ai limiti stabiliti dalla legge attualmente in vigore.

 

6. Occorre infine aprire alle accoglienze alternative, a cominciare dalla kafala, l’istituto giuridico dei paesi a cultura islamica per la protezione e l’accoglienza  dei minori abbandonati, sul cui riconoscimento l’Italia è in grave ritardo rispetto agli altri paesi. Sarebbe inoltre da introdurre l’affido internazionale, come strumento che permetta di accogliere nelle famiglie affidatarie italiane i minori dei Paesi in emergenza umanitaria.

 

Questi sono dunque gli aspetti salienti della riforma da noi proposta, che ci premerebbe fossero affrontati il prossimo giugno: se ci farà l’onore di prendere in mano il nostro disegno di legge, si accorgerà di quanto esso sia ricco e denso di soluzioni e risposte concrete alla crisi che affligge il nostro settore.

Come provano i dati relativi al 2013 rilasciati recentemente dalla CAI, la “fuga” delle coppie dall’adozione si aggrava di anno in anno. Le chiediamo di fare quanto in Suo potere per arginare questo fenomeno e restituire una speranza a quelle migliaia di famiglie italiane che vorrebbero tornare a credere in questa meravigliosa forma di accoglienza e amore che è l’adozione internazionale.

 

Si ricorda che sul sito di Ai.Bi. è possibile sottoscrivere il manifesto per una nuova Legge dell’Adozione Internazionale, “Oltre la crisi, più famiglie e più adozioni”.