Tempi d’attesa: tutta colpa degli enti?

Diana scrive:
Premesso che sono fondamentalmente d’accordo con il Manifesto, ribadisco che i tempi dei tribunali e dei servizi sociali sono, è vero, lunghissimi ma abbastanza definiti (un anno e mezzo al massimo).
Quel che invece è una grossa incognita e di cui non parlate mai in nessuna vostra risposta è l’attesa dopo aver dato mandato all’ente per avere l’abbinamento con il bambino. E se le coppie che richiedono di adottare aumentassero considerevolmente, visto che sono gli enti a “non selezionarle”, che significa? Che l’attesa passerebbe dai 3/5 anni attuali a quanti? 10/20? L’anno e mezzo che si perde per i colloqui con i tribunali sarebbero nulla a confronto.
Ovviamente questo discorso non vale per gli special needs; ma non tutte le coppie se la sentono e sono questi casi quelli che dobbiamo considerare. Le coppie che accettano gli special needs sono una minoranza (e io ne faccio parte anche se all’inizio non l’ho fatto a cuor leggero). Ci potete spiegare invece come pensate di poter far fronte eventualmente a questo aumento di coppie e poi l’attesa nelle liste dei Paesi? Abbinerete solo ed esclusivamente bambini special needs? Va benissimo per il mio punto di vista, ma va detto!

Cara Diana,

non presso tutti i tribunali dei minori l’attesa ci risulta contenuta nei termini di un anno e mezzo; alcuni vanno ben oltre. Dobbiamo poi specificare che il periodo di attesa successivo al conferimento del mandato all’ente, per quanto riguarda Ai.Bi., non va dai 3 ai 5 anni bensì dai 12 ai 24 mesi, come abbiamo avuto occasione di scrivere anche in questa rubrica.

Detto questo, soffermiamoci su un aspetto che riteniamo fondamentale. Quel che va chiarito è che ci sono 168 milioni di bambini al mondo senza una famiglia, e sono in continuo aumento di giorno in giorno. Di questi, migliaia sono bambini adottabili. Ma in quasi tutti i Paesi i bambini sani e di età molto piccola vengono – e giustamente, aggiungerei – mandati in adozione nazionale nei loro Paesi d’origine.

Quel che ne consegue è che per l’adozione all’estero sono disponibili bambini con qualche problema di salute (tra l’altro perfettamente sottoponibile a terapia in Italia e in Europa) o fisico (altrettanto risolvibile). Questa è la realtà dell’adozione internazionale, purtroppo o per fortuna.

È evidente che, stando così le cose, il tempo di attesa si riduce sensibilmente sulla base della più ampia disponibilità della coppia ad accogliere un figlio in adozione. Una disponibilità come la sua, cara Diana, aperta anche alle necessità speciali di un bambino, è quindi la carta vincente per una soluzione pratica dei tempi d’attesa. Infine, preme dire che la struttura organizzativa in Italia e all’estero degli enti più strutturati ed organizzati come Ai.Bi. è in grado di far fronte a ben altri numeri di coppie. È solo un problema organizzativo, quindi facilmente risolvibile: ad esempio oggi un ente come Ai.Bi ha 10 sedi operative in Italia: se in futuro aumenteranno le coppie che si rivolgono al nostro ente, nessuno ci impedirà di aumentare le sedi.

Irene Bertuzzi, Responsabile Area Accompagnamento Adozioni Internazionali di Ai.Bi., Associazione Amici dei Bambini